AFGANISTAN, QUI IL PECCATO E' LEGGE

Nel mondo ci sono donne che neppure immaginano un futuro migliore, al di là della cultura locale con la quale convivono, poiché sono prive di ogni fantasia, non sognano, non scrivono, non parlano, non hanno neppure le lacrime perché non possono permettersi di piangere. E si tratta in particolare delle donne dell’Afganistan, costrette a subire violenze all’interno del matrimonio, ovvero che i mariti pretendono il sesso dalle mogli o la disperazione che obbliga le stesse a chiedere il permesso al marito per poter uscire di casa. Una circostanza, questa, peraltro già discussa alcuni anni addietro, quando si mobilitarono numerose associazioni contro il governo afgano che aveva legalizzato, tra le altre cose, lo stupro all’ interno del matrimonio. Poi nella nuova versione della legge non c’è più alcun riferimento alla legittimità per il marito di pretendere il sesso dalla moglie. Di fatto, però, le circostanze non sono cambiate. Anzi, nonostante tutto la legge continua a contenere la disposizione secondo la quale un uomo non è costretto a mantenere la moglie se questi non ha “accesso” in lei. E come se non bastasse, in Afganistan ci sono ancora i matrimoni forzati, matrimoni di bambine, le donne non hanno accesso alla proprietà , non possono divorziare.La questione perciò non può essere sottovalutata, non tanto per il fatto che ciò riguarda i diritti umani, ma soprattutto mette in evidenza l’ ulteriore difficoltà dei contingenti dell’ Alleanza Atlantica in quel territorio arretrato socialmente e culturalmente; cioè, non si può portare allo sviluppo un territorio quando la metà del popolo è oppresso dalla propria cultura rozza e arretrata. L’Afganistan è un paese perennemente oggetto e soggetto di politiche e conflitti a causa del controllo del territorio geograficamente posizionato al centro di un complesso crocevia di interessi e traffici, se pur privo di risorse. Qui, mai nessuno ha saputo risolvere i tradizionali problemi dando modo di permettere al tribalismo e alla corruzione di avere sopravvento su ogni forma di sviluppo del paese. A questo si è aggiunto l’evento disastroso dell’ 11 settembre che, a sua volta, ha definito una politica d’ azione che non ha permesso di integrare il processo di ricostruzione del paese. In tutto questo si rivede la difficile ripresa delle attività politiche ed economiche, ma soprattutto lo scenario in termini di sicurezza.
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